Quattro Chiacchiere con Riccardo Cioni DJ
Quattro chiacchiere con Riccardo Cioni DJ in vista dell’uscita del Remix Ufficiale del suo grande successo IN AMERICA del 1982.
Con grandissimo piacere ospitiamo lo storico DJ Riccardo Cioni all’interno del nostro BLOG, per far conoscere ai più giovani uno dei personaggi storici dei Club Italiani e Internazionali e per far ricordare ai più grandi il mondo e le sonorità degli Anni ’80.
Facendoci raccontare la storia da uno dei padrini dell’Italo Dance.
Prima di cominciare la breve intervista vi invitiamo a riguardare con occhi nostalgici il video di In America con Riccardo ospite a Discoring.
Ma iniziamo le Quattro Chiacchiere con Riccardo Cioni DJ :
Sei stato uno dei pionieri Italiani della professione del DJ, ci racconti quali sono state le difficoltà ad iniziare un lavoro così strano per l’epoca ?
Quando inizi una professione nuova che nessuno conosce la difficoltà è farla conoscere.
Quando ho iniziato, nei locali la musica la facevano le orchestre e i gestori non avevano idea di quello che un dee jay potesse fare, erano convinti che il pubblico non volesse ballare con la musica riprodotta dai dischi.
Nel 1975 era da poco nata l’Associazione Italiana Disc Jockey AID, che con la collaborazione delle case discografiche, regalava ai gestori dei pacchi promozionali di dischi. Questo ha contribuito a promuovere il D.J. al quale facevano mettere la musica durante la pausa dell’orchestra.
Il pubblico apprezzava molto e i gestori dettero sempre più spazio ai dee jay .
Domanda che ti faccio per raccontare ai più giovani quali erano le tecnologie del tempo.. con quali piatti e mixer hai iniziato a lavorare e come è stato il tuo passaggio al digitale prima con i cd e poi con mp3 oppure continui a preferire il vinile ?
I miei primi giradischi sono stati Lenco, il mixer era artigianale con due cursori quando abbassavi uno potevi alzare l’altro, il tutto montato sulla consolle Montarbo, roba da Preistoria vista da oggi ma allora era il futuro.
Con il passare dei mesi l’industria mise sul mercato attrezzature più moderne e i piatti più acquistati dai D.J. furono i Technics 1200 MK2.
Nel 2000 con l’avvento dei CD ci sono stai dei benefici concreti, uno per tutti, poter portare tantissima musica con un peso contenuto.
Niente più bauli pesantissimi ma cofanetti e raccoglitori.
Con il digitale per il DJ è stata una vera rivoluzione, io ho scelto di lavorare con la consolle con 2/3 lettori CD con funzione vinile. Altri hanno optato per computer e pennette.
Nei primi anni ’80 hai contribuito al successo della Italo dance nel mondo , come è arrivato il successo e come lo hai vissuto e gestito ?
Quando nel 1978 ho iniziato a fare produzioni discografiche avevo tantissima passione. Essendo un musicista ho coinvolto i miei colleghi musicisti livornesi bravissimi e una vera miniera di idee. Fra tante produzioni quella che ha avuto più successo è stata “In America” 1982, un successo internazionale ai vertici delle classifiche di mezzo mondo. Questo brano ha un sound magico che non ha tempo. Quando ancora si potevano fare le serate tutte le volte mi chiedevano In America.
Come per tutti gli artisti dopo i momenti di grande successo arriva anche una flessione data dai cambiamenti dei gusti degli ascoltatori, tu come sei riuscito a lavorare per tanti anni in un mondo così difficile ?
Si dice che chi fa il lavoro che ama non lavora mai un giorno in vita sua. Il primo ingrediente per fare il DJ è la passione per la musica e almeno conoscerne le basi. Come tutte le professioni artistiche quello che fa la differenza è il talento, quel quid che ti differenzia dagli altri e che ti fa preferire dal pubblico.
Se poi hai anche un buon ufficio stampa allora sei a cavallo.
Si esauriscono qui le Quattro Chiacchiere con Riccardo Cioni DJ, ricordando che dall’11 Dicembre 2020 sarà disponibile su tutti i Digital Stores il remix Ufficiale di In America prodotto da Luca Peruzzi & Matteo Sala per Jaywork Music.